Mili San Pietro conserva ancora, delle sue antiche radici agropastorali, oltre che qualche piccola attività di allevamento di ovini e caprini, anche una vivace tradizione di musica popolare.

Don Pietro Costantino è l’anziano custodi di queste radici: la ciaramedda e il friscalettu sono gli strumenti popolari di cui è magistrale interprete oltre che rifinitore e accordatore. Nella memoria di tutti resta Don Sostine Puglisi, forse il più conosciuto in assoluto tra i suonatori di strumenti popolari, scomparso nel 2021 ma la cui memoria rimane viva ben oltre i confini della nostra regione.

Presepemiloto_201214Per ciaramedda si intende la zampogna a paro, aerofono a sacco tipico dell’area peloritana e che proprio nei villaggi collinari a sud di Messina come Mili San Pietro e quelli vicini (fra Giampilieri e San Filippo Superiore) ha il suo areale di maggiore diffusione proprio in quanto strumento legato inscindibilmente alle attività pastorali del territorio.

La ciaramedda, con il suo suono caratteristico, è tradizionalmente legata al Natale. Un tempo nei villaggi, nel periodo della novena di Natale, le famiglie commissionavano ogni anno ad un ciaramiddaru il suono dello strumento presso i presepi realizzati in casa. I presepi venivano costruiti da tutte le famiglie con grande devozione e secondo una tradizione che voleva che la sacra composizione si realizzasse entro una nicchia costruita con fronde di asparago selvatico (spinapulici) punteggiata da pezzetti di ovatta a simboleggiare la neve e decorata con mandarini. I ciaramiddari accompagnavano inoltre in chiesa parrocchiale la liturgia della novena di Natale, oltre che la messa della Notte e la successiva processione del Bambinello.

Anche nel centro cittadino, a Messina, era viva la tradizione del presepe e del suono davanti a questo degli zampognari: la mattina dell’8 dicembre le comitive di ciaramiddari confluivano dai villaggi in città, dove ricevevano da parte delle famiglie le commissioni per il suono a domicilio della nuvena. A queste scene assistette Giovanni Pascoli che, docente di Letteratura latina presso l’Ateneo peloritano dal 1898 al 1903, le ricorda nella sua celebre lirica “Le ciaramelle”:

Udii tra il sonno le ciaramelle,Presepemiloto_201110
ho udito un suono di ninne nanne.
Ci sono in cielo tutte le stelle,
ci sono i lumi nelle capanne.
Sono venute dai monti oscuri
le ciaramelle senza dir niente;
hanno destata ne’ suoi tuguri
tutta la buona povera gente.
Ognuno è sorto dal suo giaciglio;
accende il lume sotto la trave;
sanno quei lumi d’ombra e sbadiglio,
di cauti passi, di voce grave.
Le pie lucerne brillano intorno,
là nella casa, qua su la siepe:
sembra la terra, prima di giorno,
un piccoletto grande presepe.
Nel cielo azzurro tutte le stelle
paion restare come in attesa;
ed ecco alzare le ciaramelle
il loro dolce suono di chiesa;
suono di chiesa, suono di chiostro,
suono di casa, suono di culla,
suono di mamma, suono del nostro
dolce e passato pianger di nulla.
O ciaramelle degli anni primi,
d’avanti il giorno, d’avanti il vero,
or che le stelle son là sublimi,
conscie del nostro breve mistero;
che non ancora si pensa al pane,
che non ancora s’accende il fuoco;
prima del grido delle campane
fateci dunque piangere un poco.
Non più di nulla, sì di qualcosa,
di tante cose! Ma il cuor lo vuole,
quel pianto grande che poi riposa,
quel gran dolore che poi non duole;
sopra le nuove pene sue vere
vuol quei singulti senza ragione:
sul suo martòro, sul suo piacere,
vuol quelle antiche lagrime buone!

La ciaramedda non è legata esclusivamente al Natale, ma veniva comunemente utilizzata nei contesti musicali di festa agro-pastorali, come nell’occasione della tosatura degli animali, in primavera. In tali occasioni la ciaramedda veniva accompagnata spesso dal tambureddu, segnando il ritmo del ballettu degli astanti, oppure dal canto solista. Nei contesti di festa il tambureddu era quasi sempre appannaggio di suonatrici donne.

San Sostene 2015Anche il friscalettu, il flauto di canna, è strettamente legato alla tradizione pastorale della vallata di Mili e di quelle vicine. Costruito a mano, veniva utilizzato soprattutto in occasioni di festa, spesso con l’accompagnamento del tamburello oppure, in versione doppia per esercitarsi per il suono della ciaramedda; negli ultimi anni viene utilizzato anche nell’orchestrina itinerante di accompagnamento della tafaria, la mattina della festa di San Sostene. Un altro strumento didattico utilizzato per l’apprendimento della ciaramedda è il clarinetto (zammaruni), nella sua versione semplice e doppia.

L’uso di questi strumenti, come anche il tamburello, l’organetto, la fisarmonica è ancora vivo non soltanto nelle figure dei maestri Puglisi e Costantino ma anche in diversi altri interpreti che continuano a far risuonare tra le mura e nelle campagne del nostro villaggio la sua antichissima tradizione musicale.

Di seguito, alcuni documenti filmati sulle tradizioni appena descritte e sui personaggi sopra richiamati:

Don Sostine Puglisi

Don Pietro Costantino

La tafaria della mattina di San Sostene e la sua orchestrina

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